Casa Salis, cosa non torna: le abitazioni milanesi occupate e l’Aler che chiede 90 mila euro (2024)

MILANO. Da una parte c’è la mozione numero 165 di Fratelli d’Italia in Regione Lombardia, approvata dal Consiglio, che impegna il governatore Attilio Fontana e la sua giunta «a sollecitare Aler, l’ente gestore delle case popolari, ad avviare immediatamente le procedure legali per il recupero del credito vantato» nei confronti di Ilaria Salis. Dall’altra Aler che alza il muro, ufficialmente «per non finire al centro di strumentalizzazioni politiche» e nulla spiega rispetto a quel credito che ammonterebbe - stando al bilancio - a 90 mila euro.

Che la neoeletta parlamentare europea abbia nel suo passato occupato residenze popolari non è un mistero. Anche Salis, nel profilo Instagram, rivendica di essere stata «militante del movimento lotta per la casa e di continuare a sostenerlo». Per poi aggiungere: «Come è stato ampiamente sbandierato sui media di destra, Aler reclama un credito di 90mila nei miei confronti come “indennità” per la presunta occupazione di una casa in via Giosuè Borsi a Milano, basandosi esclusivamente sul fatto che nel 2008 sono stata trovata al suo interno. Sebbene nei successivi 16 anni non siano mai stati svolti ulteriori controlli per verificare la mia permanenza, né sia mai stato avviato alcun procedimento civile o penale a mio carico rispetto a quella casa, Aler contabilizza tale credito e non si fa scrupolo a renderlo pubblico tramite la stampa il giorno prima delle elezioni».

L’azione penale
In una nota diffusa quindici giorni fa, Aler sostiene che il 10 febbraio del 2009 avrebbe presentato «alla Questura di Milano una denuncia querela per occupazione abusiva e danneggiamento della porta di ingresso dell’alloggio» in questione. Ma oltre quindici anni dopo, se pure un fascicolo fosse ancora aperto in procura, «le accuse sarebbero tutte prescritte», sottolineano gli avvocati di Salis, Eugenio Losco e Mauro Straini. L’ultimo esposto contro di lei, tra archiviazioni e la condanna nel 2019 per invasione di edifici (case popolari al Corvetto occupate dal collettivo anarchico di cui faceva parte), risalirebbe invece al 2018 e sarebbe relativo a un appartamento in via Tre Castelli, in fondo al Naviglio, tutt’altra zona rispetto a via Borsi. E anche in questo caso parliamo di una querela in teoria datata.

L’azione civile
Archiviando quindi il capitolo penale, l’unica cosa che emerge da fonti regionali – nel silenzio di Aler che respinge le richieste di chiarimento – sarebbe che l’onorevole Ilaria Salis «ha ricevuto una messa in mora qualche giorno prima delle elezioni alla sua ultima residenza dichiarata. Solo dopo, se Aler non dovesse ricevere risposta, potrà intraprendere un’azione civile per poter ottenere l’indennità di occupazione», i presunti 90mila euro al momento conteggiati a spanne dall’ente ma che poi saranno eventualmente quantificati dal giudice. Quindi davanti alla XIII sezione civile del Tribunale di Milano un’azione contro Salis non è ancora stata intrapresa. Mentre in consiglio regionale, tra cartelli e bagarre in aula, e la minoranza che definisce l’azione «vergognosa», si chiede già «il pignoramento dell’emolumento di europarlamentare». Ma chi avanza la mozione non ha in mano i documenti di Aler che dimostrino l’esistenza e l’entità del suo credito. «Sicuramente c’è una situazione debitoria, ma la nostra richiesta ha innanzitutto un valore politico a tutela della legalità e dei diritti dei cittadini più fragili. Salis ora ha un reddito ed è doveroso che faccia fronte al proprio debito», spiega la consigliera regionale di Fratelli d’Italia, Chiara Valcepina.

L’onere della prova
«Ho rassicurato il consiglio che, a prescindere dal fatto che a occupare un alloggio sia un’eurodeputata eletta o chiunque altro, faremo tutto il possibile per tutelare i cittadini in attesa di ricevere un alloggio - dichiara l’assessore regionale alla Casa, Paolo Franco -. Il caso dell’europarlamentare Salis colpisce perché da esponente delle istituzioni fa apologia di illegalità e perché solleva una questione sulla quale dal nostro insediamento in Regione abbiamo dato precisi obiettivi». Su quanti e quali di quei presunti 90 mila euro di eventuale credito i legali di Salis, in un eventuale giudizio civile, possano eccepire la prescrizione non è dato saperlo. Spetterebbe in ogni caso ad Aler dimostrare che in questi sedici anni (al netto della detenzione a Budapest) l’eurodeputata abbia continuato a occupare l’appartamento di via Borsi o qualche altra casa popolare nell’elenco gelosamente custodito dall’ente, attraverso bollette, testimonianze e eventuali accertamenti ispettivi.

«Nessuna notifica da Aler»
In ogni caso, la famiglia Salis e i suoi legali continuano a ripetere che nessuna notifica di messa in mora avrebbe raggiunto l’eurodeputata rispetto all’appartamento di 45 metri al secondo piano del palazzo di via Borsi 14. Dove, un recente controllo dei carabinieri, sollecitato dall’ente, ha accertato la presenza di un altro inquilino abusivo che occuperebbe quella stessa casa da almeno due anni.

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Author: Clemencia Bogisich Ret

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